In esposizione due differenti cicli di lavori in bianco e nero, installati rispettivamente al piano strada della galleria e al piano inferiore. Si tratta di opere che colgono il valore della solitudine nella creazione di una immagine, le fotografie di Schiavoni sono some isole in cui non è contemplata la presenza umana e nemmeno il colore. Soprattutto nel ciclo di lavori al piano strada si evince il desiderio di fermare il tempo nello scatto, quel tempo che sfugge liquido nel dipanarsi della vita e, come in questo caso, anche nel veloce spostamento di un auto in un giorno di pioggia. Le immagini esposte tracciano il desidero di fermare in una inquadratura l’essenza di ciò che viene fotografato e così che oggetti, paesaggi, strutture architettoniche si trasformano in luoghi poetici, in oggetti con una storia tutta da narrare. Nulla nella poetica di Schiavoni tende all’eccesso, al superfluo, all’evitale, tutto invece, allude al reale mediato, alla metafora del sublime che spesso rende l’immagine fredda, essenziale.