Quella di Penone è una critica dell’antropocentrismo che l’artista ha radicalmente innestato fin dai suoi esordi e lucidamente portato avanti fino ad oggi. Oggetto di questa critica è l’uomo civilizzato che non si cura dell’ambiente naturale di cui pure fa parte. L’opera dell’artista è invece questa stessa cura, è l’esposizione delle ragioni perché tale attenzione emerga alla nostra consapevolezza. Penone non ha mai lavorato da ecologo, meno che mai da militante, eppure osservare la sua opera ci riconduce fatalmente a fronteggiare il disagio con cui ci rivolgiamo alla natura (l’ambiente naturale, ma anche la natura umana?) in quanto dimensione incompresa , separata dalla continuità che invece ci comprende. L’antropocentrismo è quella visione del mondo che pone il soggetto al centro della natura e la domina e organizza secondo il suo volere, pago del fatto di essere il portatore della razionalità. A volte (succede anche agli artisti, vedi il primo Melotti) la mente umana è vista come la matrice a cui la natura si deve adeguare, essendo la mente ordine e la natura disordine (e anche oggi, leggo sul giornale l’anticipazione del nuovo libro di un noto filosofo della scienza secondo cui l’universo non può non essere razionale, altrimenti non sarebbe riconoscibile dal nostro pensiero?) La scienza, dalla fisica delle particelle all’astrofisica, fronteggia realtà ancora insondabili, e che mettono a dura prova le certezze della razionalità; dall’inizio del secolo scorso, la presunta centralità del soggetto è stata messa in discussione dalla psicoanalisi , e la filosofia di Hegel ha fatto poi il resto. In questa evoluzione, l’artista è sempre stato il depositario di un sapere che si sa limitato e si vuole totale, dunque ha sempre accolto, per così dire, la certezza e il dubbio, la centralità e i margini, l’integrità e i frammenti. Penone è figlio di questa tradizione, il soggetto che tematizza nella sua opera diviene parte integrante della natura, convive con essa e impara da essa. Impara per prima cosa che la natura non è disordine, se non apparente, e che al contrario è un grande organismo unitario che si auto-regolamenta, con sue proprie leggi che solo la cura, l’attenzione, l’indagine minuta, sa scoprire e sistematizzare.