Achille Bonito Oliva
Forme allegoriche dell’artista faraone
…Fathi Hassan utilizza il linguaggio pieno della pittura. Ma l’artista egiziano (di origine nubiana) vuole trasmettere conoscenze sui modi che l’hanno portato alla figura, perché essa è la conseguenza di fattori accertabili ed altri imponderabili. Il non sapere gli permette di mettere in condizione la sua tecnica di non fare resistenza, di accogliere con naturalezza l’elaborazione che porta al risultato. L’affermazione dell’opera è il risultato di una memoria culturale e nello stesso tempo della sua perdita. Senza dubbio il valore della progettualità assume un peso determinante nella strategia linguistica dell’arte dalla fine del Quattrocento alla fine del XX secolo, in quanto portatrice di particolari articolazioni della materia ideata dall’artista. Egli predispone una forma iniziale che si sviluppa progressivamente attraverso momenti modulari che moltiplicano, senza ripetizione, quello di partenza. …Nell’ opera di Fathi Hassan la figura è sempre il segno di un movimento precedente, perché, come dice Nietzsche, esso è il segno di un movimento interiore, così come il pensiero è il segno del pensiero. Dunque è l’unica possibilità dell’arte di produrre il movimento della propria turbolenza, il tramite che la materializza e su cui si basa lo stato della sua evidenza formale. L’artista sposta la figura in rapporto di turbolenza e serenità, in una condizione di apertura e libertà espressiva, fuori da qualsiasi inibizione e progetto. L’opera viaggia fuori da qualsiasi interrogazione riguardante la provenienza iniziale della sua iconografia, secondo l’idea di costruzione linguistica che ristabilisce il primato dell’intensità su quello della tecnica. In questi lavori ci troviamo positivamente di fronte ad una posizione che poggia la sua strategia creativa sull’impossibilità di assumere il mito e l’allegoria in termini di totalità, in quanto non esiste più storicamente un’ottica capace di restituire in termini ideologici una visione unitaria del mondo.