Molti è un’esposizione che interseca ritualità antiche a drammi contemporanei attraverso una narrazione mai effimera, ma sempre pronta a definire sostanze concrete fatte di corpi e volti, materia e carne, vitalità ed epifanie.
L’installazione dal titolo Molti, esposta per la prima volta nel 2009 alla mostra Barock al Museo Madre di Napoli, è un lavoro realizzato al Museo Universitario di Antropologia partenopeo, dove Biasiucci ha fotografato un repertorio di calchi di volti appartenenti a diverse tribù africane, realizzati negli anni ’30 dall’antropologo Lidio Cipriani.
Il titolo si riferisce ai visi che emergono dall’oscurità fotografica, come metafora dell’esistenza umana, capace di agire nella propria storia e nel proprio tempo non attraverso l’individualità, bensì nella collettività, ovvero nella moltitudine delle differenze.
Se nel percorso proposto per la chiesa del Suffragio l’idea di sacrificio viene interpretata dall’artista nel suo senso più crudo di martirio e immolazione, nei due cicli di opere proposte per il Loggiato si definisce all’opposto un discorso basato sui concetti di offerta, di dono e di reciprocità, anch’essi da intendersi come gemmazione di un sacrificio, intimo o condiviso.
Biasiucci presenta uno dei suoi primi lavori fotografici: il ciclo Vapori, degli anni ’80, dove interpreta e sublima con il suo obiettivo il rito e l’esecuzione dell’uccisione dei maiali, e la sacralità del sacrificio che prende corpo infine nell’esposizione del ciclo delle Madri, in cui l’artista restituisce forma e materia a ciò che in assoluto definisce l’idea di dono e di sacrificio per eccellenza: la nascita e la vita offerta dalla maternità.