La mostra prende spunto da Scena notturna sul mare, dipinto da un anonimo pesarese del ‘600, conservato nei depositi del Musei Civici di Pesaro, che, come il titolo sintetizza, rappresenta una scena en plein air di notturno al chiaro di luna.
Matteo Fato lo ha fatto trasferire nel suo studio e nei mesi precedenti alla mostra ha lavorato ad una serie di dipinti che hanno cercato di ricreare quel particolare momento di luce e di atmosfera del suo collega del passato.
La mostra tocca le due direttrici principali della ricerca di Fato. La prima è il suo interesse per la pittura en plein air: il contatto diretto con l’ambiente naturale, diventata negli ultimi anni un’esigenza primaria per l’artista, che vede nell’immersione nella realtà una condizione fondamentale per la creazione dell’opera. Dipingere dal vero permette di raggiungere una sorta di osmosi con il reale, e di conseguenza una presa di coscienza molto più efficace della sua immagine.
Questa dinamica fenomenologica introduce il secondo polo di riflessione di Fato, particolarmente importante in questo contesto: l’importanza del rapporto tra pittura e spazio circostante. Nel suo lavoro (che si apre anche a media diversi dalla pittura) il gesto del dipingere ha bisogno di essere letto da punti di vista diversi per essere assorbito appieno; la collocazione del dipinto in un contesto specifico, di conseguenza, tende a problematizzare il confine tra due e tre dimensioni, ponendo l’opera nello spazio in una modalità quasi scultorea. La pittura viene riletta in termini ‘oggettuali’, che non ne esauriscono il significato sulla superficie della tela ma danno valore allo spazio vuoto che la circonda. La presenza delle casse, che diventano supporti, assume proprio questo significato: valorizzare la fisicità dell’opera nell’ambiente, fino ad assegnarle un posto concreto nella realtà circostante.