JASMINE BERTUSI

New York/Rome

15 ottobre – 12 novembre 2006

a cura di Lavinia Filippi

…Jasmine Bertusi, cittadina del mondo nell’era della globalizzazione esaspera l’utilizzo di un linguaggio tecnicamente e concettualmente contemporaneo. In una società, quella occidentale, che non fa in tempo a darsi un’identità artistica, architettonica, culturale o sociale, senza che questa sia già sorpassata, rinnovata, demolita o rinnegata, Jasmine Bertusi trasforma e decontestualizza la realtà, per denunciare la relatività e la precarietà, attraverso i trucchi della grafica e dell’informatica. I monumenti di Roma, la sua storia viva e vera da millenni, acquistano nelle immagini di Jasmine Bertusi una forma astratta e fluttuano nel cielo, evidenziando un glorioso passato che ha ormai perso peso, rispetto e valore. Le principali piazze di Roma si specchiano quindi su teloni in PVC. Gli stessi volgari teloni inseriti violentemente nell’arredo urbano, davanti agli occhi dei turisti in visita all’eterna città o agli abitanti della Roma contemporanea, per riscoprire i palazzi in restauro e ospitare pubblicità di ogni tipo. Allo stesso modo i grattacieli di New York, città che nell’immaginario collettivo è sintomo di frenetico progresso, si scompongono per formare effimere figure geometriche in continuo movimento. Ironica denuncia di una società che sfugge ad alcune regole sociali e finanziarie ma che resta intrappolata in altre, abbagliata da ricchezze virtuali e dal bombardamento mediatico che ci porta molte informazioni ma che al tempo stesso trasforma la realtà enfatizzando alcuni aspetti e lasciandone in ombra altri, trasformando la quotidianità in fiction e confondendo la storia contemporanea con la fantascienza. Jasmine Bertusi utilizza consapevolmente un linguaggio contemporaneo come fosse una trappola, per attirare un pubblico abituato alle aggressioni visive.