L’ esposizione riunisce cinque immagini di grande formato che la fotografa tedesca ha realizzato nel 2006 nella città di Bologna. Nel capoluogo emiliano, l’attenzione di Candida Höfer si è rivolta ai luoghi legati alla vita culturale di Bologna – scelta in quanto sede della più antica università d’Europa – che sono stati fotografati deserti e illuminati dalla luce naturale del giorno. In particolare, a Pesaro, sono esposte le immagini del Teatro Comunale, del Teatrino Anatomico e del piccolo teatrino di Villa Mazzacurati. “Ognuno di questi spazi – dichiara Candida Höfer – possiede la propria memoria personale”. Attraverso le sue particolari inquadrature, questi luoghi acquisiscono un’anima propria e una dimensione metafisica, che si svincola da quella istituzionale del soggetto. Proprio come è successo per il Louvre, fotografato in occasione della mostra Candida Höfer Louvre – conclusa lo scorso gennaio nella sala della Maquette del museo francese.
Candida Höfer indaga con stile documentario luoghi di incontro e di riunione in condizione di totale assenza dell’uomo. Per quanto forme e strutture esaminate si somiglino, nessun luogo è però mai uguale all’altro. Il piacere dell’archiviare ambienti e situazioni crea infatti una nuova organizzazione dello spazio che si dimostra sempre variegata nei raffinati scatti fotografici dell’artista. I suoi lavori non vogliono mostrare la realtà oggettiva ma situazioni, superfici, atmosfere e oscillano tra l’inventario e la rappresentazione, tra il concetto e l’utilizzo pratico. Nonostante le immagini siano fondate su vuoti assoluti e luminosi, il grande protagonista dell’opera di Candida Höfer rimane però sempre l’uomo, come abitante e artefice primo di spazi, ambienti e interni che rivelano indizi della sua presenza e della sua essenza, del suo vivere sociale e anche politico.